Concludiamo la serie degli articoli dedicati a Vincenzo Bellini raccontando del particolare interesse che la frenolgia ha riservato alle fattezze del compositore, ponendolo al centro di un animato dibattito che perdurò a lungo grazie alla disponibilità di diversi calchi del suo volto e del suo cranio realizzati dopo la sua morte.
Risulta infatti che, una volta conclusa l’autopsia, le spoglie di Bellini vengono sottoposte a procedimento di imbalsamazione, sempre per mano del prof. Adolphe Dalmas. Al suo fianco si appalesa ben presto l’abile scultore Jean Pierre Danton, il quale, appresa la notizia della morte del compositore, si precipita in casa Levy a Puteaux, dove Bellini è appena spirato, per realizzare il calco del volto del maestro. Secondo la “Gazette musicale” il calco non è realizzato semplicemente con lo scopo di perpetuare le avvenenti fattezze di Bellini ma è piuttosto destinato agli studi del dott. Fossati, medico novarese trapiantato a Parigi, e famoso luminare della frenologia.
Talento musicale e frenologia. Gli studi del prof. Giovanni Antonio Fossati
Alla morte di Bellini il prof. Fossati è una vera autorità in fatto di frenologia ed ha il vantaggio di essere molto vicino al mondo musicale poichè medico ufficiale del Théâtre-Italien di Parigi. Fossati ha dunque modo di mettere in pratica le sue teorie attraverso l’osservazione del cranio di numerosi interpreti musicali e compositori – tra i quali lo stesso Bellini – coniugando la professione medica con la posizione di ascoltatore privilegiato.
L’interesse della frenologia per musicisti e compositori è in quel tempo finalizzata a valorizzare una disciplina non pienamente legittimata dalla comunità scientifica internazionale.
Le osservazioni compiute sulle teste di personalità celebri o comunemente riconosciute per la loro eccellenza in un determinato campo, rivestivano infatti un ruolo strategico, sia per l’elaborazione della scienza frenologica che per la sua diffusione. Franz Joseph Gall, maestro di Fossati, così si esprime dopo aver messo le proprie mani su numerose “teste musicali”:
… Conosco personalmente molti musicisti famosi o per il canto o per la composizione; […] in tutti si osserva uno sviluppo della parte cerebrale indicata così importante che se uno potesse mettere in fila tutti i loro busti, anche gli osservatori più mediocri non potrebbero non essere convinti che questo è il segno costante e caratteristico del genio musicale.
Baral S. 2017
C’è poi chi si spinge più avanti, come Gaspar Spurzheim, nell’affermare che, conoscendo sin dall’infanzia i doni e le propensioni di ciascun individuo, sarebbe stato possibile migliorarne il futuro, attraverso l’allenamento o l’«ozio» di differenti organi cerebrali. Spurzheim riconosce due organi deputati alla sfera musicale, quello dei toni e quello del tempo, entrambi concorrenti per una propensione alla musicalità:
Non penso che la musica sia il risultato di una sola facoltà, ma di due: la facoltà dei toni o della melodia, e quella del tempo. Questa differenza è spesso molto marcata, e alcuni musicisti suonano o cantano in modo armonioso, o associano i toni gli uni agli altri, senza però apprezzarne il valore o il tempo; mentre altri osservano il ritmo, ma commettono errori riguardo l’armonia dei toni…
Baral S. 2017
Queste le basi che, qualche decennio più tardi, conducono Fossati, e non senza una punta di orgoglio patriottico, ad affermare la maggior propensione degli italiani per il genio musicale.
La facoltà della musica è più attiva presso alcune nazioni, rispetto ad altre: gli italiani ricoprono il primo posto; i tedeschi e i francesi li seguono. Gli inglesi non eguaglieranno mai queste nazioni in fatto di musicisti; hanno generalmente l’organo piuttosto debole.
L’analisi frenologica su Bellini
Va da sè che gli studi di Fossati su Bellini non possono che dare risultati assolutamente straordinari.
“I caratteri eminenti che emergevano dal suo cranio erano principalmente due, e cioè un eccessivo sviluppo degli organi della musica e della bontà. La cifra stilistica sentimentale della musica di Bellini trovava dunque riscontro nella conformazione del suo cranio, così come i suoi «difetti» riguardo la povertà del ritmo e del fraseggio delle sue composizioni erano dovute alla modica dimensione dei relativi organi del tempo e della costruzione. Citando Eximeno, a proposito della stretta relazione fra musica e poesia, Fossati avrebbe infine aggiunto che «occorre che il poeta, grazie alla sua inventiva e per la costruzione dei personaggi, fornisca al compositore un buon soggetto per il discorso musicale. Mi sembra che Bellini, tra i compositori d’oggi, sia colui che intende al meglio questa filosofia dell’arte», conformemente al grande sviluppo, nel suo cervello, dell’idealità. [Baral S. 2017].
Fossati non è però il solo frenologo che ha modo di interessarsi alle fattezze del capo di Bellini.
Nel 1882 è infatti la volta del dott. Biagio Miraglia. Direttore del manicomio le Reali Case de’ Matti di Aversa, fin da giovane si interessa di frenologia e in età adulta, nella sua attività di conferenziere, si diletta in ampie dissertazioni sulle teorie di Gall e Spurzheim.
E’ in occasione di una conversazione tenuta presso il Conservatorio di San Pietro a Maiella nel 1892 che Miraglia espone il proprio Parere frenologico su Vincenzo Bellini, in tal senso sollecitato dall’essersi imbattuto nel busto del compositore catanese esposto nel museo del conservatorio.
…Innanzi tutto Miraglia riscontrava tra le facoltà che davano maggiore apporto alla composizione musicale di Bellini «grandissimo» il senso dei toni e «più che grand[i]» quelli del calcolo e dell’ordine; in particolare quest’ultimo si rivelava fondamentale nella «nozione dei partimenti e del contropunto». A dare però la vera e propria impronta caratteristica al genio di Bellini era la «sentimentalità» delle sue composizioni, dovuta allo sviluppo «grandissimo» dell’organo della benevolenza. A concorrere al sostegno di questa facoltà, il cranio belliniano mostrava molto sviluppate le facoltà della venerazione e della meravigliosità, che, assieme all’idealità (fondamentale per le creazioni poetiche) e alla comparazione («che colpisce e persuade il prossimo»), permettevano a Bellini di «unificare musica e poesia».
Baral 2017
E pure Miraglia non può esimersi dal celebrare le qualità musicali del popolo italiano.
“..Il cranio degl’Italiani è marcabile sia per la larghezza ed altezza che per la preminenza della fronte. Gli organi della causalità, dell’idealità, della benevolenza, della venerazione, della forma del tono, de’ colori, dell’eventualità, vi si rimarcano più sviluppati delle altre nazioni dell’Europa: da ciò la loro grande attitudine alle scienze concrete, alla civiltà, alla giustizia, alla musica, alla scultura, alle belle arti in generale...”
Le tante “teste” di Bellini.
Dunque Bellini ebbe la sventura di morire proprio in un periodo in cui la frenologia era di gran moda e, prima ancora che la moda passasse, ci fu tempo per realizzare altre riproduzioni della testa del compositore.
Dopo il calco realizzato nell’immediato post-mortem, altri ancora furono realizzati allo scultore Giulio Monteverde in occasione del rimpatrio della salma di Bellini nella città natale, avvenuto nel 1877, ed utilizzati per ornare la base del monumento celebrativo in piazza Stesicoro a Catania.
Con ogni probabilità furono i calchi di Monteverdi quelli che a fine ‘800 giunsero a Torino, città che con Milano ed Aversa condivideva uno speciale interesse per la divulgazione della frenologia.
I calchi di Bellini sono così entrati a far parte di una interessante collezione frenologica che fu raccolta nel Museo Craniologico e Frenologico della Reale Accademia di Medicina di Torino.
Dal 1913 la collezione, comprensiva anche delle “teste frenologiche” che furono oggetto degli studi di Gall e di Spurzheim, è conservata presso il Museo di Anatomia Umana “Luigi Rolando” di Torino. Oltre ad una riproduzione della testa di Vincenzo Bellini la collezione vanta i calchi in gesso di numerosi criminali e di personaggi famosi, quali Raffaello Sanzio, Napoleone, il Conte di Cavour ed altri ancora.
Già al momento in cui la collezione trova la sua nuova sede l’interesse per la frenologia è andato scemando e questo approccio alla conoscenza dell’uomo, negli intenti pieno di infinite potenzialità, finisce presto per essere considerata una «falsa scienza».
Tuttavia da alcuni decenni l’opera di Gall è stata riletta e apprezzata come un momento particolarmente vitale, dal punto di vista teorico, per il passaggio a una nuova concezione dell’organismo umano, che consentirà la nascita dei nuovi ambiti disciplinari della biologia, della psicologia e poi dell’etologia.
Per chi è interessato approfondire queste tematiche consigliamo la lettura di Frenologia e psicologia delle differenze individuali di Joseph Gall. Antecedenti storici e sviluppi disciplinari. G.P. Lombardo e M. Duichin